I camerieri diventano rider, dalla sala alla strada
Con la comparsa del coronavirus, uno dei settori maggiormente colpiti è senza dubbio quello della ristorazione: in grande ascesa prima della pandemia è ora fortemente minacciato.
La necessità di mantenere le distanze tra i tavoli e il numero contingentato di clienti non permette a tutti i ristoratori di riaprire le proprie attività.
Dal bisogno di innovarsi e trovare soluzioni alternative per tenere aperti i battenti, arriva l’idea di riconvertire la figura del cameriere in rider.
Aumentano le distanze tra la cucina del ristorante e il cliente, così il servizio di sala si sposta in strada.
Il fenomeno del delivery food si è diffuso a partire dal 2015, quando apparirono per la prima volta sul mercato italiano le principali aziende/startup del settore.
L’esponenziale ascesa dell’e-commerce negli ultimi cinque anni, unita alla creatività e alla determinazione, hanno fatto sì che in questo periodo di grande richiesta di rider, fossero gli stessi camerieri a fungere da “fattorini”.
Dunque, sembra essere possibile che a colmare le distanze tra il ristorante e il cliente possa essere una figura già esistente, quella del cameriere. Il delivery food sembra ora rappresentare una delle poche soluzioni per mantenersi in attività.
Proprio dalla necessità di spostarsi sul settore delle consegne, nasce l’idea adottata da molti ristoranti di convertire il personale di sala in fattorini, con lo specifico compito di rifornire i clienti non più al tavolo o al bancone ma direttamente a casa loro.
Questo eviterebbe ogni tipo di assembramento e rispetterebbe il criterio del distanziamento sociale. Sorge però l’interrogativo sulle modalità di spostamento dei rider, che si sono trovati ad affollare delle strade deserte, tornate ad essere popolate.
Innovazioni nella logistica della ristorazione
Infatti il rischio di combinare il traffico urbano lavorativo e il traffico del delivery è alto, specialmente quando le consegne vengono fatte con mezzi ingombranti (sul piano dell’intasamento) o inquinanti (sul piano ambientale).
La scelta più logica e auspicabile sarebbe quella di creare dei veri e propri binari (ciclabili) ad utilizzo esclusivo dei rider. Intesi come un’estensione della sala questi permetterebbero al lavoratore di svolgere un servizio sicuro, sostenibile e rapido.
Questa, insieme ad altre idee innovative potrebbero essere valutate all’interno del Living Lab di Roma. Questo rappresenta un ecosistema in cui tutte le parti interessate contribuiscono attivamente alla definizione di politiche organiche e integrate per la logistica della città. Anche i singoli cittadini.
Oltre a calcolare i vantaggi di una riduzione degli spostamenti dei clienti in direzione dei ristoranti o dei locali, non va sottovalutato l’aspetto sociale che potrebbe portare questo cambiamento.
Non acclamati come medici o infermieri, i riders si sono dimostrati una categoria fondamentale nel periodo di lockdown che abbiamo appena vissuto. Data anche la sua recente nascita, la figura del rider è ancora oggi una delle meno considerate e tutelate. Da questa difficile situazione potrebbe però finalmente ottenere maggiori diritti e tutele.
Maggiori tutele dei diritti dei rider
Il parallelismo tra cameriere e rider offre dunque non solo uno spunto di riflessione sull’aumento della distanza interpersonale e sul distanziamento sociale.
Possiamo però utilizzarlo anche come base per un discorso più ampio e strutturato sui diritti e le tutele di alcune categorie di lavoratori. La figura del rider, senza volto, solo un nome sullo schermo, visibilmente trasandato all’arrivo della consegna. L’immagine del cameriere, distinto e disponibile, che dialoga con il cliente per consigliarlo e coccolarlo, come si direbbe in uno dei tanti programmi di cucina che si vedono in televisione.
Due figure così diverse ma, ormai, così simili, che hanno il compito di soddisfare le richieste dei clienti. Forse però, a partire da questo momento di svolta, dovrebbero essere garantite anche le loro di esigenze.
Lorenzo Lecce